(testo e musica di M. Bubola)
Cade il sole a piedi nudi sulla strada del coraggio
dietro il mare ha gli occhi d'oro e di corallo
e Rachele ha il ventre scuro al mistero dilatato
nasce un figlio con il naso insanguinato
e io ho visto quasi tutto anche quello che non c'è
ma ogni lacrima è una storia
ogni lacrima è una storia
Marabel
Il sudore e la paura fanno scure le monete
che Isacco sta stringendo tra le dita
spezza rami nella notte e la luna è sull'altare
ha la gola sotto l'ascia di suo padre
quasi tutto ha una ragione e la ragione è quel che à
ma ogni lacrima ha una storia
ogni lacrima è una storia
Marabel.
Dio ha una crepa in mezzo agli occhi e l'orgoglio
sulle stelle manda un angelo da teppista
e il profilo della notte vede un santo e un bambino
che discendono dal monte derubati
nella notte il pianto e il vino hanno un gusto che non c'è
mentrè scende lungo il fiume
mentre cade lungo il fiume
Marabel.
Gabriele è un cigno nero oppio e muco sull'asfalto
e violenta una bambina al primo bacio
sale al cielo senza occhi come il fiume scende al mare
e ora dorme nudo accanto al suo Signore
e verrai da queste parti porta gli occhi insieme
a te puoi vedere nel tramonto
puoi toccare nel tramonto
Marabel
(testo di M. Bubola e M. Severini, musica di S. Severini)
«Johnny lo zingaro» scarpe di serpente
con quel suo sguardo lontano.
«Virna la bruna» cuore di vetro
sette anelli d'oro scuro per mano.
Li hanno visti danzare alla luna
verso l'alba in quel vecchio Luna Park
là dove il vento piega le spade
dove i cani disegnano le strade.
Venderà cara la pelle, Johnny non si arrenderà
senza tetto, né legge, né stelle
né uomo, né donna, né terra lo catturerà.
Strade di fango, gomme di fuoco
urlano le sirene
presero Johnny e Virna la bruna
c'è chi li vide in catene.
Tutta la notte dentro in questura
con la mascella spezzata
e poi il mattino dritto in pretura
vent'anni come una pisciata.
Venderà cara la pelle, Johnny non si arrenderà
senza tetto, né legge, né stelle
né uomo, né donna, né terra lo catturerà.
Io sono un ladro e ho imparato a rubare
come ho imparato a suonare,
io sono un ladro e ho imparato a rubare
come mio nonno e mio padre.
Io sono un ladro e non un assassino
e dell'inferno ho paura
non è la legge dei gaggi e dei «giusti»
che chiuderà l'avventura.
Venderà cara la pelle, Johnny non si arrenderà
senza tetto, né legge, né stelle
né uomo, né donna, né terra lo catturerà
(testo e musica di M. Bubola e F. De Andrè)
Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent'anni
occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni figlio di un temporale
c'è un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek.
I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte
e quella musica distante diventò sempre più forte
chiusi gli occhi per tre volte
mi ritrovai ancora lì
chiesi a mio nonno è solo un sogno
mio nonno disse sì
a volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek.
Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso
l'inferno in un orecchio nell'altro il paradiso
le lacrime più piccole
le lacrime più grosse
quando l'albero della neve
fiorì di stelle rosse
ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek.
Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte
c'erano solo cani e fumo e tende capovolte
tirai una freccia in cielo
per farlo respirare
tirai una freccia al vento
per farlo sanguinare
la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek
(testo e musica di M. Bubola e F. De Andrè)
Quello che non ho è una camicia bianca
quello che non ho è un segreto in banca
quello che non ho sono le tue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole.
Quello che non ho è di farla franca
quello che non ho è quel che non mi manca
quello che non ho sono le tue parole
per guadagnarmi il cielo per conquistarmi il sole.
Quello che non ho è un orologio avanti
per correre più in fretta e avervi più distanti
quello che non ho è un treno arrugginito
che mi riporti indietro da dove son partito.
Quello che non ho sono i tuoi denti d'oro
quello che non ho è un pranzo di lavoro
quello che non ho è questa prateria
per correre più forte della malinconia.
Quello che non ho sono le mani in pasta
quello che non ho è un indirizzo in tasca
quello che non ho sei tu dalla mia parte
quello che non ho è di fregarti a carte
(testo e musica di M. Bubola)
Oggi c'è un angelo in meno su questa terra
oggi c'è un angelo in meno che non (h)at(t)erra
nevicherà dentro il mio cuore tutto l'inverno
nevicherà sopra quel pane, su quest'inferno.
Oggi c'è un angelo in guerra
oggi c'è un angelo in meno e nemmeno una stella.
Ed oggi sono due anni che non ho pace
ed oggi avresti dieci anni piccola voce
e ghiacceranno le parole dentro il quaderno
e copriranno il mio dolore come neve d'inverno.
Oggi c'è un angelo
in croce oggi c'è un angelo in meno e nemmeno una luce.
E saliremo le nuvole su ascensori di lacrime
vedremo questo tempo
che ci sbianca le pagine
ci bombarda di grandine
ci scortica di vento.
Oggi il mio angelo è in croce
oggi c'è un angelo in meno e nemmeno una luce
(testo e musica di M. Bubola e F. De Andrè)
Mia madre mi disse non devi giocare
con gli zingari nel bosco
mia madre mi disse non devi giocare
con gli zingari nel bosco
ma il bosco era scuro l'erba già verde
Iì venne Sally con un tamburello
ma il bosco era scuro l'erba già alta
dite a mia madre che non tornerò.
Andai verso il mare senza barche per attraversare
spesi cento lire per un pesciolino d'oro
andai verso il mare senza barche per attraversare
spesi cento lire per un pesciolino cieco.
Gli montai sulla groppa e sparii in un baleno
andate a dire a Sally che non tornerò.
Gli montai sulla groppa e sparii in un momento
dite a mia madre che non tornerò.
Vicino alla città trovai Pilar del mare
con due gocce d'eroina s'addormentava il cuore.
Vicino alle roulottes trovai Pilar dei meli
bocca sporca di mirtilli un coltello in mezzo ai seni.
Mi svegliai sulla quercia l'assassino era fuggito
dite al pesciolino che non tornerò.
Mi guardai nello stagno l'assassino s'era già lavato
dite a mia madre che non tornerò.
Seduto sotto un ponte si annusava il re dei topi sulla strada
le sue bambole bruciavano copertoni
Sdraiato sotto il ponte si adorava il re dei topi
sulla strada le sue bambole adescavano i signori
Mi parlò sulla bocca mi donò un braccialetto
dite alla quercia che non tornerò.
Mi baciò sulla bocca mi propose il suo letto
dite a mia madre che non tornerò.
Mia madre mi disse non devi giocare
con gli zingari nel bosco
ma il bosco era scuro l'erba già verde
Iì venne Sally con un tamburello
(testo e musica di M. Bubola)
Le parole son finite
le ferite son guarite e ti vedo andare giù.
Dai miei occhi fino al buio
tra le lacrime e il diluvio
io ti vedo andare giù.
Spezza un angelo la notte
piena di bottiglie vuote e di cuori truffatori
e le donne danno pace
e le donne danno amore alle mie canzoni vuote.
Spezzacuori hai già deciso col tuo ultimo sorriso
vuoi vedermi andare giù
spezzacuori batti il tempo del tuo strano marchingegno
puoi vedermi andare giù.
Dentro il cinema fa freddo
e l'attrice dice: «È tutto!»
Poi comincia a venir giù.
Tra i ragazzi c'è qualcuno
che conosce il suo profumo
e la prende per la mano.
Dietro i bar lei si inginocchia
e lo copre con la bocca lui comincia ad andar giù
dama bianca addormentata
dama bianca inconsolata vuoi vedermi andare giù.
Spezzacuori hai già deciso col tuo ultimo sorriso
vuoi vedermi andare giù
spezzacuori batti il tempo del tuo strano marchingegno
puoi vedermi andare giù
Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare
Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare
Andrea aveva un amore riccioli neri
Andrea aveva un dolore riccioli neri.
C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla bandiera
c'era scritto e la firma era d'oro era firma di re
ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia
ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.
Occhi di bosco contadino del regno profilo francese
occhi di bosco soldato del regno profilo francese
e Andrea ha perso l'amore la perla più rara
e Andrea ha in bocca un dolore la perla più scura.
Andrea raccoglieva violette ai bordi del pozzo
Andrea gettava riccioli neri nel cerchio del pozzo
il secchio gli disse «Signore il pozzo è profondo
più fondo del fondo degli occhi della Notte e del Pianto»
lui disse «Mi basta mi basta che sia più profondo di me»
lui disse «Mi basta mi basta che sia più profondo di me»
(testo di M. Bubola, musica di S. Severini)
La notte era chiara, la luna un grande lume
Eurialo e Niso uscirono dal campo verso il fiume
e scesero dal monte, lo zaino sulle spalle
dovevan far saltare il ponte a Serravalle.
Eurialo era un fornaio e Niso uno studente
scapparono in montagna all'otto di settembre
i boschi già dormivano, ma un gufo li avvisava
c'era un posto di blocco in fondo a quella strada.
Eurialo fece a Niso asciugandosi la fronte
Ci sono due tedeschi di guardia sopra al ponte.
La neve era caduta e il freddo la induriva
ma avevan scarpe di feltro e nessuno li sentiva.
Le sentinelle erano incantate dalla luna
fu facile sorprenderle tagliandogli la fortuna
una di loro aveva una spilla sul mantello
Eurialo la raccolse e se la mise sul cappello.
La spilla era d'argento, un'aquila imperiale
brillava nella notte più di un'aurora boreale
fu così che li videro i cani e gli aguzzini
che volevan vendicare i camerati uccisi.
Eurialo fu sorpreso in mezzo a una radura
Niso stava nascosto spiando di paura
Eurialo circondarono coprendolo di sputo
a lungo ci giocarono come fa il gatto col topo.
Ma quando vide l'amico legato intorno al ramo
trafitto dai coltelli come un San Sebastiano
Niso dovette uscire che troppo era il furore
quattro ne fece fuori prima di cadere.
E cadde sulla neve ai piedi dell'amico
e cadde anche la luna nel bosco insanguinato
due alberi fiorirono vicino a quel cimitero
i fiori erano rossi sbocciavano ogni inverno
(testo e musica di M. Bubola)
Quando la luna arriva a Genova
e la mia lettera da te
lì sarà quasi estate
mentre qui l'inverno arriverà
e con l'inverno un altro anno passerà.
A Torino si dice che sei un bandito
e che stai andando alla deriva
su un battello a difendere il confine uruguayano
con un esercito che parla in italiano.
Camicie rosse, all'avventura
in una nuvola di bandiere
camicie rosse così nessuna
delle ferite si può vedere.
A volte il coraggio è come la fame
che parti randagio per terre lontane
e mangi pane e lacrime e le lacrime sono acqua salata
che più ne bevi e meno ti disseta.
e a volte il coraggio è di ritornate
senza aver fatto fortuna dall'altra parte del mare
per inseguire una stella che gira gira ti riporterà
a menare le mani per la libertà.
Camicie rosse, all'avventura
in una nuvola di bandiere
camicie rosse così nessuna
delle ferite si può vedere.
C'è chi ti ha visto a Milano tra fiori e parate
o sulle mura di Roma con divise stracciate
c'è chi ti ha visto a cavallo
con gli occhi azzurri per salutare
però li avevi marrone se dovevi scappare
Braccato in palude da sbirri e zanzare
o in un bordello di Tangeri a dimenticare
o a faticare a New York in una fabbrica di candele
a riparare il tuo cuore, a ricucirne le vele.
Camicie rosse alla ventura
in una nuvola di bandiere
Camicie rosse così nessuna
delle ferite si può vedere
Signora fortuna che brilli di notte
che ci mostri la strada e ci insegni le rotte
proteggi questa flotta di studenti e di sognatori
aggiungi al firmamento i nostri mille cuori
(testo e musica di M. Bubola)
Tre rose son sedute al davanzale
tre rose tre sartine da sposare
una cuce i ricordi l'altra fila l'allegria
una ricama la mia nostalgia
una ricama la mia nostalgia.
Tre rondini che vengono dal mare
tre rondini che vengono dal mare
una è color dei sogni una è color del vento
ma l'ultima ha il colore del mio pianto
ma l'ultima ha il colore del mio pianto.
Sei tu che hai messo un amo nel mio cuore
sei tu che hai messo un amo nel mio cuore
che cosa aspetti allora per venirmelo a levare
o forse vuoi vedermi sanguinare
o forse vuoi vedermi sanguinare.
Tre rose son cresciute al davanzale
tre rose che nessuno può rubare
una andrà sposa a un ricco l'altra cadrà di malattia
ma l'ultima sarà soltanto mia
ma l'ultima sarà soltanto mia
(testo di M. Bubola e F. De André, musica di M. Pagani)
Io mi chiamo Pasquale Cafiero
e son brigadiero d'o carcere oiné!
io mi chiamo Cafiero Pasquale
sto a Poggio Reale dal '53
e al centesimo catenaccio
alla sera mi sento 'no straccio
per fortuna che al braccio speciale
c'è un uomo geniale che parla cummé.
Tutto il giorno con quattro 'nfamoni
briganti, papponi, cornuti e lacché
tutte ll'ore co'sta fetenzia
che sputa minaccia e s'à piglia cummé
ma alla fine m'assetto papale
mi sbottono mi leggo ò giurnale
mi consiglio con don Raffaé
mi spiega che penso e bevimm' ò café.
Ah che bell'ò café
pure in carcere 'o sanno fà
cà ricetta ch'a Ciccerenella
compagno di cella ci ha dato a mammà.
Prima pagina venti notizie
ventun' ingiustizie e lo Stato che fa
si costerna, s'indigna, s'impegna
poi getta la spugna con gran dignità
mi scervello e mi asciugo la fronte
per fortuna c'è chi mi risponde
a quell'uomo sceltissimo e immenso
io chiedo consenso a don Raffaè.
Un galantuomo che tiene sei figli
ha chiesto 'na casa e ci danno i consigli
mentre 'o assessore che Dio lo perdoni
'ndrento a 'e roullotte ci alleva i visoni
voi ve basta nà mossa nà voce
c'ha 'sto Cristo ce levano 'a croce
co' rispetto s'è fatto le tre,
vulite 'a spremuta o vulite 'o cafè.
Ah che bell'ò cafè
pure in carcere 'o sanno fà
cà ricetta ch'a Ciccerenella
compagno di cella ci ha dato a mammà.
Ah, che bello 'o cafè
pure in carcere 'o sanno fa
cà ricetta di Ciccerenella
compagno di cella, preciso a mammà
Ca ce stà l'inflazione, la svalutazione
e la borsa ce l'ha chi ce l'ha
io non tengo compendio che chillo stipendio
e un ambo se sogno a papà
aggiungete mia figlia Innocenza
vo' marito e nun tiene pazienza
non chiedo la grazia pemmé,
vi faccio la barba o la fate da sé.
Voi tenete 'o cappotto cammello
che al maxiprocesso eravate 'o chiù bello
'nu vestito gessato marrone
così ci sembrava alla televisione
pe' 'ste nozze vi prego Eccellenza
m'i prestasse pe' fare presenza
io già tengo le scarpe e 'o gillé
gradite 'o Campari o vulite 'o cafè.
Ah che bell'ò cafè
pure in carcere 'o sanno fà
co' a ricetta ch'a Ciccerenella
compagno di cella ci ha dato a mammà.
Ah, che bello 'o cafè,
pure in carcere 'o sanno fa
ca' ricetta di Ciccerenella
compagno di cella, precisa a mammà
Ca non c'è più decoro le carceri d'oro
ma chi l'ha mai viste chissà
chiste so' fatiscenti pe' chisto i fetenti
se tengono l'immunità
don Raffaè voi politicamente
io ve lo ggiuro sarebbe 'nu santo
ma 'ca dinto voi state a pagà
e fora chiss'atre se stanno a spassà.
A proposito tengo 'nu frate
che da quindici anni sta disoccupato
chill'ha fatto quaranta concorsi
novanta domande e duecento ricorsi
voi che date conforto e lavoro
Eminenza vi bacio v'imploro
chillo duorme co' mamma e co' me
che crema d'Arabia ch'è chisso cafè
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