(testo e musica di M. Bubola)
Spalledolci non cercò di svegliare la cometa
quando volle seguire la storia
era un santo coi piedi puliti o un pazzo dalle mani bucate
tuttavia rispettava le fate
Ma i bambini sanno sparare bene
e i vecchi li seguono nella mira
Spalledolci era un «frutto della colpa»
ma non si poteva mangiare
E così nella foresta non trovò più emozioni
era stanco di vincere la noia
Fra i suoi semplici «dove sono?» e i tuoi strani «come stai?»
preferiva il «non ci giurerei!»
ma i bambini sanno ammazzare bene
specialmente quando sei ubriaco
Spalledolci era una «testa d'uovo»
ma non sapeva baciare
consumava i suoi dolori profanando marmellata
sottraendo il dito alla piaga
annusava il vento per ore ed era sicuro di giurare
che qualcosa succedeva verso Est
Ma i bambini sanno sparare bene...
Spalledolci era un re grande e grosso come te
ma insicuro e sparasentenze
Con due spicchi di pietà e tre metri di perdono
puoi comprarti il suo abito buono
Ma i bambini sanno ammazzare bene...
(testo e musica di M. Bubola)
È come una cascata l'urlo di un dio lontano
è un'uomo addormentato che piange disperato
è come una contrada che brucia il suo maggio
e scopre che l'argento non era il suo coraggio
E così tutta la nebbia coprì le mie mani
e non avevo scelto di colpire gli immortali
e così tutta la foresta indietreggiò alle onde
e con gli occhi strizzati non sentivo le sue ombre
E lascerò che il mare asciughi il mio respiro
e aspetterò che il vento ritrovi il mio respiro
ho consumato il cielo a furia di guardarci dentro
ho consumato il cielo a furia di guardarci dentro
E maggio respirava e maggio voleva morire
il pianto non bastò a farlo rimanere ...
il pianto non bastò a farlo rimanere
bagnate più di tutte erano due piccole prostitute
non m'hanno mai confessato ha chi s'erano vendute
non m'hanno mai detto ha chi s'erano vendute
Sul filo dei pensieri saltellavano le illusioni
e ti fai strappare via verso una pazzia serena
è un fiume di menzogne o un momento di noia
durò così tanto o poco una parola sola
durò così tanto o poco una parola sola
(testi e musica di M. Bubola)
La gente balla e si dimentica la luna
le voci sono sempre accese su da te
un uomo giusto spia da dietro la fontana
e con lui se ne vanno tutti i miei perché
... e con lui se ne vanno i miei perché
Un «bimbo bello» brucia gatti e cartoline
ed un «sant'uomo» mangia l'ultimo bigné
ritorna Ester annegata dentro il vino
ed il motivo non ricorda più qual'è
... e con lei se ne vanno i miei perché
Un metronotte cerca qualcosa da cercare
malinconia gocciola fuori dai Caffè
ma a mezzanotte si spoglia Fiordimela
e con lei se ne vanno tutti i miei perché
... e con lei se ne vanno i miei perché
Gianni ha sudato la sua ultima camicia
sputa e bestemmia ma sorride come un re
anche stonotte arrivano le stelle
come ogni volta in multiplo di te
... e con loro se ne vanno i miei perché
(testo e musica di M. Bubola )
Isidora stava sopra i tetti accennando ad un passo di fox-trot tra paesaggi
e ammiccando al cielo e al mondo in maniera strana donava al vento la sottana
Carlo sopra la matita lento rispondeva al sorriso disarmante di Cecho
e cercando nel giardino un sasso colorato ripassava la lezione del curato
E il tuo castello di sabbia e sangue è giunto solo duecentottavo
e il gatto grigio di Carlo Magno lì imbalsamato ti guarda fisso
e un gioco d'ombre dietro il tuo viso mi fa capire che è già inverno
dietro due porte di cattedrale sta lì svenuto tuo padre-clown
e abbassi il capo dentro il maglione cercando un buco per dove guardare
e Adolfo ride sopra le scale per ogni uomo che tu cancelli
Ma eran così tiepide le foglie che Isadora non poteva fare a meno di danzare
lei era una «divinacreatura» ma non lo voleva far troppo sapere
Carlo dopo un po' di cielo stanco riprendeva la matita e misurava le stelle
dopo due minuti di lavoro ininterrotto si accorgeva di non esserci tagliato
Ma Arthur Rimbaud piangeva forte steso su un corpo di bile e miele
e sui fianchi di neve dolce si conficcava un'altro colpo
e mentre dormi sopra un lampione pare un uomo che non puoi scordare
Enrico VIII con troppe mogli era indeciso su cosa regalare
ed un bambino ci cartapesta si apre ingenuo alla tua follia
e Sigmund Freud più che convinto sta già accecando un nuovo Edipo
ma un uomo aspetta massacri freschi per poter scrivere un altro libro
un uomo sano invece da un grattacielo getta fiori rossi sul cuore di chi passa
e un un uomo sano da un grattacielo spara fiori rossi sul cuore di chi passa
e un uomo sano invece da un grattacielo spara nella testa della gente che passa
(testo e musica di M. Bubola)
Io non sò più pregare la rabbia
non mi posso più chieder perdono
non mi puoi calpestare non puoi più chiedermi in dono
non mi puoi più bruciare e poi chiedermi in dono
e le mani più sottili hanno tagliato l'aria
come i tuoi occhi di passero allucinato
sugli altari dove m'hai messo c'era troppa puzza d'incenso
sulle nuvole dove ho scommesso c'era troppa gente che parlava
io non so essere un eroe
io non ho grandi scudi davanti la faccia
io ho solo un chiacciavite per smontare un vecchio cavallo da battaglia
io ho solo un temperino per pulire una giovane perla
Io non sono un tiepido sogno
io non sono sangue offeso
io non sono il mare che brucia su rocce di sabbia
io non sono l'anello stregato che tu vuoi succhiare
Io e le mie velleità di grosso mangiatore di foglie
non mi so più chieder perdono
non mi puoi ricoprire di parole e di un nastro giallo
Io non sono Pan e la foresta
io non sono giunco e ginestra
io non sono la terra promessa le mani del santo
io non so che restringermi di fronte al tuo profondo pianto
io non sono una sciocca linea spezzata
io non sono l'incanto delle tue notti di fata
(testo e musica di M. Bubola)
Assorbito da nebbia di fuochi di luglio mentre il mare imparava a respirare
ero stanco di rubare la mia ruota al tempo e al tempo soltanto un po' di miele
non mi dire che è vero non mi dire che è falso non mi dire che sognavo il mio sogno
quando il vino esitò dentro la bocca e si mischiò al vento nel bicchiere
dimmi solo se si parla di ieri nel caffè in mezzo ai sentieri
dimmi solo se si parla di donne nello spiazzo dei «sempre soli d'autunno»
Canticchavo perdoni a filo di labbra quando un passero cadde dal buio
non ricordo il colore della mia paura quando ho sputato la terra
arrivava la voce di un urlo infinito sulla mia trincea bianca e d'oro
dimmi solo se ancora si parla di ieri nel caffè in mezzo ai sentieri
dimmi solo se ancora si parla di donne nello spazio dei «sempre soli d'autunno»
Sotterrato sulla strada dove tutti brillavano sotterrato da mani stupite
se tu neghi il canto che mi ha acceccato i miei occhi chi mai li ha bevuti?
no non ridere più forte non sentirti più bella se davvero conosci il mio nome
capitò sopra il fiume il tuo dio della croce planando su ali di pietra
dimmi solo se ancora si parla di ieri nel caffè in mezzo ai sentieri
dimmi slol se ancora si parla di donne nello spiazzo dei «sempre soli d'autunno»
Un inchino ai proverbi un inchino alla saggezza se è meglio morire da ciechi
una lettera sola da sola rimane a voltarsi ad ogni commedia
e il vestito impero colore di malva rimaneva attaccato ai tuoi fianchi
quando chiusi l'amore dentro un foglio di carta continuando a giocare col cane
dimmi solo se ancora si parla di ieri nel caffè in mezzo ai sentieri
dimmi solo se muoio che tu non hai capito il colore vero dei miei capelli
(testo e musica di M. Bubola )
Sono morti i tuoi occhi dopo la battaglia
sono morti con l'ultimo uragano
è l'istinto d'animale
la paura fatta pietra
fuggi fuggi e non voltarti indietro
corri forte amico e non voltarti indietro
Sei rimasto per anni sulla montagna
a vedere i vecchicieli insaguinare
hai spezzato le ginocchia
hai forato le tue mani
fuggi fuggi e non voltarti indietro
corri forte amico e non voltarti indietro
Hai sparato contro le aquile troppo alte
hai sparato agli antichi cavalieri
ti piaceva la neve hai ferito le farfalle
fuggi fuggi e non voltarti indietro
corri forte amico e non voltarti indietro
Hai sparato nel cielo contro di te
impazzivi giocando con i passeri
hai sparato al tuo buio
hai ferito le montagne
fuggi fuggi e non voltarti indietro
corri forte amico e non voltarti indietro
Sei strisciato per strade polverose
inseguendo la musica degli zingari
hai trovato le lenti hai scoperto la tua luna
fuggi fuggi e non voltarti indietro
corri forte amico e non voltarti indietro
(testo e musica di M. Bubola)
Ninna nanna per te che ora dormi
fra lenzuola di zucchero filato
nel giardino del re il tuo tesoro non c'é
ma la notte ti dona il suo oro
ma la notte ti copre di oro
Ninna nanna per te che ora piangi
con un sasso di mare fra le dita
hai salvato l'onore ma hai perso l'estate
guardi il cielo cercando le fate
apri il cielo spiando le fate
Ninna nanna per te che ora sogni
i tuoi occhi si son chiusi con i libri
e Pierrot ammiccante ti offre il gelato
e Pulcinella saltella sul prato
Pulcinella dal sorriso malato
Ninna nanna per lo gnomo e la candela
per il vecchio che s'addormenta nella neve
sotto le stelle ha le mani sotto le mani ha le stelle
e la luna gli scalda la pelle
e la luna gli offre vino e frittelle
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